colac – pane rumeno delle feste

Siamo abituati, in periodo di normalità, ad assumere il cibo velocemente, al bar, al tavolo della mensa, “facendo il giro del tavolo” quando si arriva a casa in pausa pranzo e il tempo è contato, senza soffermarci su quello che non manca mai ogni giorno sulla tavola, il pane.
Le origini del pane sono antichissime, soprattutto per i popoli che vivevano in prossimità del Mediterraneo, dove venivano coltivati diversi cereali tra i quali il frumento.
Il “pane”, inizialmente non era come lo vediamo e mangiamo oggi, era una sorta di impasto molle, non lievitato preparato con acqua e “farine” di cereali e cotto sulla pietra calda.
Curiosità:
– nel 3500 a.C. gli Egizi scoprirono la fermentazione, con cui un impasto lasciato all’aria veniva cotto il giorno dopo; ne risultava un pane più soffice e fragrante. Per gli Egizi il pane non era solo una fonte di cibo ma anche di ricchezza.
– già nel III secolo d.C. i greci conoscevano 72 tipi di pane diversi.
– gli assiri cuocevano il pane in otri di terracotta, i greci sotto la cenere, gli ebrei su pietre roventi.
Gli Ebrei mangiano pane azzimo, “Matzah”, in occasione della commemorazione dell’esodo dall’Egitto: l’uso del pane non lievitato è simbolo dell’accingersi a intraprendere il viaggio, data la rapidità della preparazione e l’ottima possibilità di conservazione di tale tipo di pane. Il pane, secondo la legge ebraica, non doveva essere mai tagliato, ma spezzato. Il taglio è segno di violenza che non è ammesso per un alimento così ricco significato. 
– il pane diventa un nutrimento e non solo.
Nel corso della storia il pane ha acquisito anche funzioni rituali, sia nella vita civile, sia in quella religiosa.
Nella religione cristiana e in quella ebraica il pane è l’ elemento essenziale della liturgia, della Pasqua.
I canadesi benedicono il pane prima di infornarlo, gli ebrei gettano una pallina di pasta di pane nel forno, prima di cuocerlo, per offrire il primo pezzo a Dio. 
In Polonia, la sposa, finita la messa, dona agli invitati delle bambole di pane con all’interno una moneta come augurio. 
– in passato i contadini recitavano le preghiere e benedivano i campi per favorire l’ abbondanza del raccolto durante la mietitura.
– il pane non si butta.
Buttarlo significava non avere rispetto del cibo quotidiano, infatti le nostre nonne ci hanno insegnato a riutilizzarlo preparando pietanze come i canederli, minestre come il pancotto, ingrediente principale nella panzanella, nell’ impasto delle polpette, nei dolci.

Credenze e superstizione
– una volta, quando il pane cadeva per terra, c’era l’obbligo di baciarlo una volta raccolto.
– mai mettere il pane capovolto in tavola, i superstiziosi dicono che porta male; sta di fatto che nessun napoletano che si rispetti girerebbe il pane, nemmeno io che napoletana non sono e nemmeno superstiziosa, non mi piace, il pane ha un verso, quindi…
La spiegazione va trovata nella storia, in particolare in quella francese del XV secolo, quando i boia non erano ben visti.
L’odio nei confronti dei boia raggiunse livelli drastici quando tutti i fornai francesi iniziarono a rifiutare di vendere loro il pane.
Il pane era l’alimento principale e più sostanzioso per i più poveri, per evitare che tutti i boia morissero di fame, Re Carlo VII, con un editto, ordinò che tutti i fornai versassero una tassa in natura, composta da alcuni pezzi di pane, agli odiati torturatori.
I fornai dovettero obbedire, con la minaccia che, se non l’avessero fatto, sarebbero finiti loro nelle mani dei boia, così per ribellione, il pane a loro destinato veniva prodotto con gli ingredienti peggiori e per riconoscerlo veniva posto sul bancone rovesciato, al fine di riconoscerlo.
– una leggenda cristiana narra che il pane fatto o mangiato il giorno di Natale non raffermare mai, e che i suoi avanzi siano utili per curare i malanni della fredda stagione.
– un’altra leggenda dice che per non rovinare l’impasto del pane, le donne durante il periodo del ciclo non potevano impastare.
– il taglio a croce sul pane si diffonde dopo la caduta dell’Impero Romano quando i riti pagani vengono inglobati nei culti cristiani. I cristiani come rito di buon auspicio per una buona lievitazione e cottura, ma anche come benedizione di Dio, dopo aver formato le pagnotte di pane, incidevano sul pane la croce con una lama ben affilata.

La ricetta di oggi?
Il Colac o pane rumeno di Pasqua.
Questo pane intrecciato, tipico dell’ Europa del Est, la Romania, viene preparato per la Pasqua.
La versione di questo mese per Re-Cake 2.0 è quella rumena, per l’esattezza della food writer rumena Irina Georgescu.
I blog delle Admin:
Alessandra www.lacucinadiziaale.it
Giulia www.giuliaantonini.it



ingredienti

  • 300 grammi di farina di Manitoba

  • 200 g di farina 0

  • 250 ml di acqua tiepida

  • 80 ml di olio extravergine di oliva

  • 18 grammi di sale fine

  • 7 grammi di lievito di birra secco

  • per lucidare:1 uovo sbattuto con un goccio di latte

preparazione

  • Mettete tutti gli ingredienti nella ciotola della planetaria. Impastate per una decina di minuti con la foglia. Quando sarà ben incordato mettete il gancio per impasti e lavorate brevemente.
    Rovesciate l’impasto sul piano di lavoro, “pirlatelo” e mettetelo in una ciotola leggermente unta di olio. Coprite e fate lievitare per un paio d’ore o fino al raddoppio.
  • Trascorso il tempo della lievitazione, riprendete l’impasto, appoggiatelo sul piano di lavoro e dividetelo in 6 parti di pari peso.
    Con 5 pezzi di impasto formate dei filoni lunghi 50 – 55 cm.: intanto che fate questa operazione tenete coperta la pasta che andrete a lavorare successivamente.
    Iniziate a fare la treccia a 5 capi, unendo le estremità iniziali da un lato e aprendo i filoni a ventaglio. Prendete il primo filone a sinistra e portatelo al centro, tra i quattro filoni rimasti.
    Ora prendete il quinto filone sulla destra e portatelo al centro.
    Ripetete portando sempre il filone esterno verso il centro.
    Non stringete troppo altrimenti l’impasto non avrà spazio per lievitare: cercate di ottenere un intreccio il più possibile regolare.
    Rifilate la parte superiore, dove avete unito i capi della treccia, quindi unite le due estremità fino a formare un cerchio, al centro potete mettere uno stampino usa e getta in alluminio, coppa pasta in metallo, che poi lascerete in cottura per ottenere un bel buco.
  • Prendete l’ultima pallina di impasto, dividetelo a metà e formate due cordoni da 65-70 cm.
    Sovrapponetele a X, quindi intrecciateli.
    Mettete questo cordoncino intrecciato attorno alla treccia di pane.
    Coprite e fate lievitare per 45 minuti in un luogo tiepido.
  • Preriscaldate il forno a 200 gradi statico.
    Spennellate il pane con l’uovo e il latte quindi ponete in forno per 30-35 minuti, coprendo con un foglio di alluminio a metà cottura se dovesse colorirsi troppo.
    Servite il pane con burro e sale.

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