Ayutthaya – capitale del Regno del Siam

Il nome Ayutthaya deriva da quello della città indiana di Ayodhya ” invincibile” in sanscrito, leggendario luogo di nascita di Rama,eroe del poema epico Ramayana.
Fondata nel 1351 da U Thong, il futuro re Ramathibodi I, dopo che Looburi fu devastata da un’epidemia di vaiolo, la città si sviluppò rapidamente sfruttando le fiorenti rotte commerciali fra l’India e la Cina.
Riempiendo il vuoto politico seguito dal declino dell’impero Khmer ad Angkor e del primo regno del Siam a Sukhothai a metà del XV secolo Ayutthaya controllava un impero che si estendeva su gran parte dell’attuale Thailandia.


Costruita interamente su una rete di canali di 140 km, pochi dei quali sopravvivono ancora oggi, Ayutthaya diventò un enorme città anfibia; nel 1685 un milione di persone,circa il doppio degli abitanti di Londra nello stesso periodo, viveva sulle vie d’acqua per lo più in case galleggianti.
La ricchezza di Ayutthaya attirò ondate di mercanti stranieri soprattutto nel XVII secolo.
Arrivò ad ospitare mercanti di 40 nazionalità da tutto il mondo, inclusi cinesi, persiani, portoghesi, olandesi, inglesi, francesi, molti dei quali vivevano nel loro ghetti e avevano moli privati per esportare riso, spezie, legno e pellame.
Con la grande abilità politica,i re di Ayutthaya riuscirono a conservare la loro indipendenza, traendo benefici dai contatti con l’estero: ingaggiarono architetti e navigatori stranieri, assunsero samurai giapponesi come guardia del corpo.


Perfino i loro primi ministri erano talvolta stranieri, scelti proprio perché estranei agli intrighi di corte.
Nel periodo di massimo splendore, la fiorente capitale del regno Siam
Ayutthaya era così ricca di templi che, secondo una credenza, il riflesso dei raggi del sole sulle loro decorazioni d’oro si riverberava fino a 5 km di distanza.
Oggi ampi spiazzi erbosi occupano gran parte del suggestivo sito, che sembra un cimitero di templi: dai campi sorgono grandiose rovine in mattone rosso a memoria della passata grandezza della città e in confortante contrasto con la vistosità dell’architettura religiosa moderna. Alcuni rari edifici ancora intatti aiutano a farsi un’idea dell’aspetto della capitale di una volta.
Il nucleo dell’antica capitale era un’isola larga 4 km alla confluenza dei fiumi Lopburi,Pasak e Chao Phraya, un tempo circondata da un lungo muro di 12 km, del quale si vedono i resti presso la fortezza di Phom Phet.
Oggi una rete di ampie attraversa l’isola, chiamata con Ko Muang.



Il declino
Questa età dell’oro di stabilità e prosperità, durata 4 secoli termina bruscamente nel 1767 .
Dopo oltre 200 anni di tensioni,i birmani conquistarono e saccheggiarono
Ayutthaya, deportando le migliaia di prigionieri nelle loro terre.
Perfino i templi finirono in macerie e così la città abbandonata alla giungla. Ma il suo ricordo era destinato a durare: gli architetti della nuova capitale Bangkok perpetuarono le caratteristiche architettoniche di Ayutthaya in modo in ogni modo possibile .

La serafica testa di Buddha inglobata dalle radici di un ficus nel sito Wat Phra Mahathat.
Il nome Mahathat “Grande Reliquia” indica che il tempio fu eretto per proteggere le reliquie del Buddha.


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