pinsa o pinza dolce veneto dell’Epifania

La pinza ,in lingua veneta pinsa, è un tipico dolce del Veneto, del Friuli e di alcune vallate del Trentino, e si prepara in occasione della Festa dell’ Epifania.
La ricetta varia da località a località, ma se ne possono delineare le caratteristiche generali.
Gli ingredienti sono semplici, tipici della tradizione contadina, comunque oggi molto più ricchi che in passato: vengono impastati insieme farina bianca, farina gialla, lievito, zucchero e uova, con l’aggiunta di canditi, fichi secchi, uva passa e semi di finocchio.
Viene abbinato a del vino rosso, in particolare fragolino o vin brulé.
Il dolce è solitamente consumato durante le feste natalizie, specialmente in occasione dei falò di inizio anno, nel trevigiano chiamati panevìni.
L’usanza di questi falò sembra che derivi da riti purificativi e propiziatori diffusi in epoca pre-cristiana.
I Celti accendevano dei fuochi per ingraziarsi la divinità relativa e bruciavano un fantoccio rappresentante il passato.
Mentre il falò ardeva, i contadini in cerchio gridavano e cantavano varie formule augurali.
Rimasta intatta come rituale da svolgersi nella vigilia dell’Epifania, ancor oggi la fiamma simboleggia la speranza e la forza di bruciare il vecchio (non a caso si può bruciare la “vecchia” posta sopra la pira di legna).
Il rogo è talvolta benedetto dal parroco e lo scoppiettare dell’acqua santa nel fuoco viene identificato con il demonio infuriato che fuggiva.
La direzione del fumo e delle faville,talvolta alzate di proposito dai contadini usando una forca, viene letta come presagio per il futuro. Si notino i seguenti detti popolari:

«Pan e vin,
ła pinsa soto el camin.
Faive a ponente
panoce gnente,
faive a levante
panoce tante»
«Pane e vino,
la pinza sotto il camino.
Faville a ponente
pannocchie niente,
faville a levante
pannocchie tante»
(Basso Trevigiano)

«Fuive verso sera
poenta pien caliera.
Fuive verso matina
poenta molesina.
Fuive a meodì
poenta tre olte al dì.
Fun a bassa
poenta pien cassa»

«Faville verso ovest
calderone pieno di polenta.
Faville verso est
polenta molliccia.
Faville verso sud
polenta tre volte al giorno.
Fumo verso sud
cassa piena di polenta»
(Veneto Orientale)

Ingredienti

  • 350 grammi di farina gialla per polenta

  • 200 grammi di farina 00 

  • 200 grammi di zucchero 

  • 100 grammi di burro 

  • 250 grammi di fichi secchi

  • 150 grammi di uvetta 

  • 1 litro di latte 

  • 1 cucchiaio colmo di semi di finocchio 

  • 1 pizzico di sale

  • 1 bustina di lievito per dolci 

  • 60 ml. di grappa 

  • la buccia grattugiata di 1 limone non trattato

preparazione

  • Sciacquate l’uvetta sotto l’acqua corrente e mettetela in ammollo nella grappa.
  • Tagliate i fichi a pezzetti .
  • Portate a bollore il latte quindi aggiungete la farina per polenta e fatela cuocere per 20 minuti.
    Aggiungete il burro a pezzi ,i semi di finocchio e la buccia di limone grattugiata.
    Mescolate bene.
  • Versate il tutto nella ciotola della planetaria, quindi aggiungete lo zucchero.
    Non appena la polenta si sarà intiepidita aggiungete l’uvetta con la grappa e i fichi tagliati.
  • Aggiungete la farina bianca e il lievito, mescolando sempre con la frusta K della planetaria fino ad amalgamare tutti gli ingredienti.
    Accendete il forno e portatelo alla temperatura di 170°C.
  • Versate l’impasto in una teglia rivestita con carta forno; livellate bene aiutandovi con le mani inumidite.
  • Infornate per circa 1 ora e mezza.
    Trasferite la pinza sulla griglia per dolci e fatela raffreddare.
    Servite la pinza fredda, ideale sarebbe lasciarlo riposare per 2 giorni.

6 commenti

  1. Se ben ricordo è proprio la ricetta che faceva prima la mia nonna e poi mia mamma. La mangiavamo sempre la sera del panevin. Attorno a fuoco accompagnata dal vin brulé.

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